Le sfide più comuni che i pazienti affrontano durante la riabilitazione post-amputazione

La riabilitazione post-amputazione di arto inferiore è un percorso complesso e articolato, che rappresenta una sfida importante nella vita di chi subisce un intervento di tale portata. Il percorso non riguarda solo il recupero fisico, ma implica una trasformazione profonda che coinvolge la sfera emotiva, psicologica e sociale del paziente. 

A livello fisico, i pazienti devono affrontare un lungo processo di riabilitazione che prevede la guarigione della ferita, l’adattamento alla protesi e il graduale ripristino della mobilità

Oltre alle difficoltà fisiche, l’impatto psicologico dell’amputazione non deve essere sottovalutato. La sfida di accettare la propria nuova immagine è un altro aspetto cruciale, poiché il cambiamento fisico può incidere sull’autostima e sulle relazioni sociali. In molti casi, il supporto psicologico diventa indispensabile per aiutare i pazienti a elaborare la loro nuova condizione e a ritrovare fiducia nelle proprie capacità.

Questo articolo si propone di esplorare alcune delle sfide che i pazienti affrontano durante la riabilitazione dopo un’amputazione di arto inferiore.

Sfide psicologiche ed emotive

Come accennato in precedenza, le sfide che deve affrontare un paziente amputato sono molteplici e complesse. Tra le prime e più rilevanti, come evidenziato dal Dott. Traballesi, vi è senza dubbio la sfida psicologica ed emotiva. L’amputazione, infatti, non è solo una questione fisica, ma coinvolge profondamente la sfera emotiva e psicologica del paziente, che si trova a dover fare i conti con una nuova condizione di vita, un corpo diverso e spesso con la paura di perdere autonomia e indipendenza.

Il Dott. Traballesi, fisiatra e coordinatore di Rehabile, sottolinea quanto sia cruciale iniziare il percorso di supporto psicologico già prima dell’intervento, laddove questo sia programmato in anticipo dall’equipe medica. Nei casi in cui l’amputazione sia inevitabile e pianificata, come nelle patologie croniche o nelle malattie vascolari, la preparazione psicologica permette al paziente di affrontare con maggiore consapevolezza l’intervento e la successiva riabilitazione. Tuttavia, questo non è sempre possibile. Nei casi di amputazione dovute a traumi improvvisi, dove l’intervento chirurgico è spesso eseguito in emergenza, non vi è il tempo per un’adeguata preparazione psicologica, e il paziente si trova a dover gestire una situazione emotivamente forte senza un percorso strutturato alle spalle.

Purtroppo, come rilevato dal Dott. Traballesi, in molte strutture sanitarie italiane si riscontra ancora la mancanza di un supporto psicologico integrato nel percorso post-amputazione. Sebbene esistano interventi mirati per casi estremamente complessi, spesso il supporto psicologico di routine viene trascurato, lasciando molti pazienti e le loro famiglie a gestire da soli il peso emotivo di un cambiamento così radicale.

Il Dott. Traballesi evidenzia inoltre l’importanza della riabilitazione di gruppo, che in molti casi può fungere da “terapia”. Pur non potendo sostituire il supporto psicologico professionale, la riabilitazione di gruppo permette ai pazienti di confrontarsi con persone che stanno vivendo o hanno vissuto esperienze simili, creando un senso di appartenenza e condivisione. Vedere altri pazienti che, nonostante l’amputazione, sono riusciti a recuperare una certa autonomia, offre un esempio tangibile e concreto delle possibilità di miglioramento. 

È fondamentale comprendere che il supporto psicologico ed emotivo rappresenta un tassello imprescindibile nel percorso di riabilitazione post-amputazione. Lasciare il paziente e la sua famiglia soli ad affrontare questa nuova realtà significa aumentare il rischio di fallimento nel recupero. L’approccio multidisciplinare, che integra il supporto emotivo, psicologico e fisico, è essenziale per garantire che ogni paziente possa raggiungere il massimo livello di autonomia e qualità di vita possibile.

Sfide fisiche: l’accettazione dello sforzo e la sopportazione della protesi

Dopo un’amputazione, una delle sfide più significative che un paziente deve affrontare riguarda non solo l’adattamento fisico alla protesi, ma anche l’accettazione dello sforzo necessario e la tolleranza del dolore che può manifestarsi nelle fasi iniziali dell’utilizzo. 

Come sottolinea il dott. Traballesi, fornire una protesi a un paziente non è sufficiente: la persona deve essere in grado di gestirla adeguatamente, imparando a utilizzare ogni componente in modo corretto.

Tra le prime cose da apprendere, vi è l’importanza di indossare correttamente la cuffia, uno degli elementi fondamentali della protesi. Questa fase di apprendimento è cruciale, perché un utilizzo scorretto può causare disagi fisici, come dolore al moncone, che a loro volta possono portare il paziente a non indossare più la protesi in modo corretto, o addirittura a rinunciare al suo utilizzo. È qui che entra in gioco la necessità di esercizio e pratica costante: in strutture come Rehabile, ai pazienti viene insegnato con l’aiuto di fisioterapisti e tecnici specializzati a mettere e togliere la protesi ripetutamente, affinché acquisiscano la giusta manualità e confidenza nel compiere queste operazioni quotidiane.

Un’altra sfida significativa è legata alla tolleranza della protesi stessa. Per spiegare questa complessità, il dott. Traballesi ha utilizzato un esempio pratico: quando si indossano per la prima volta un paio di scarpe nuove, si può avvertire un fastidio a causa della nuova cucitura, ma con il tempo il piede si adatta e il cervello smorza il disagio, rendendo il disturbo trascurabile. Per un amputato, tuttavia, la situazione è molto diversa. I carichi corporei non vengono più distribuiti sui piedi, ma sul ginocchio o, nel caso di amputazioni a livello della coscia, sul bacino o sull’ischio. Questo significa che l’amputato deve imparare a sopportare il contatto diretto tra il moncone e la protesi, un processo che può risultare inizialmente doloroso e complicato.

Spesso, nelle prime fasi, si verificano comportamenti di compensazione, come il “camminare in fuga“, ovvero l’eccessiva pressione e affidamento sull’arto sano, a discapito di quello con la protesi. Questo atteggiamento, pur comprensibile, rallenta il processo di adattamento. Tuttavia, con il tempo e con l’esercizio costante, questa situazione tende a migliorare. È fondamentale che il paziente non si scoraggi e continui a indossare la protesi più volte al giorno, spingendosi oltre le mura domestiche per camminare su superfici più lunghe, in modo da abituare progressivamente il corpo alla nuova condizione.

Nonostante il dolore e le difficoltà iniziali, questo percorso di adattamento ha una conclusione positiva: con la pratica e la determinazione, il corpo e la mente si abituano alla protesi, permettendo al paziente di tornare a una vita più attiva e autonoma.

Sociali e logistiche: le sfide per il ritorno alla quotidianità

Il ritorno alla quotidianità dopo un’amputazione rappresenta un percorso complesso, caratterizzato anche da sfide sociali e logistiche. Dal punto di vista sociale, il paziente deve affrontare il delicato processo di accettazione della propria nuova immagine. Questo cambiamento può influenzare profondamente la percezione di sé e il modo in cui ci si relaziona con gli altri.

Riabituarsi a mostrarsi in pubblico con una protesi o convivere con una mobilità ridotta può generare insicurezze e paure, che rendono difficile il reinserimento nella vita di tutti i giorni. In questo contesto, il supporto psicologico diventa fondamentale per aiutare il paziente a ritrovare fiducia e serenità, facilitando l’accettazione di sé e l’interazione sociale.

Parallelamente, le sfide logistiche richiedono un costante processo di adattamento. Attività che prima sembravano semplici, come viaggiare, guidare o spostarsi negli ambienti domestici e lavorativi, possono apparire difficili e richiedere soluzioni pratiche. La pazienza, la costanza e il sostegno esterno, sia emotivo che pratico, sono elementi chiave per superare queste sfide e permettere al paziente di riappropriarsi della propria autonomia giorno dopo giorno.


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