Il percorso di riabilitazione post amputazione di un atleta: in cosa consiste?

Tra le principali preoccupazioni di un paziente che ha subito un’amputazione di arto inferiore e/o superiore, emerge spesso il dubbio riguardo al percorso riabilitativo da seguire. Ci si domanda, in particolare, se esista un approccio standard o se la riabilitazione post-amputazione venga adattata alle necessità di ciascun paziente.

È fondamentale chiarire che ogni percorso riabilitativo è studiato su misura, tenendo conto delle caratteristiche individuali di ciascun amputato. Non esiste un protocollo unico valido per tutti, poiché il programma riabilitativo deve essere costruito sulla base di molteplici fattori, tra cui l’anamnesi del paziente, la sua storia clinica, le condizioni fisiche attuali e la presenza di eventuali patologie pregresse o sopraggiunte a seguito dell’amputazione. Questo processo personalizzato garantisce che ogni individuo riceva l’attenzione necessaria per favorire un recupero ottimale, rispettando le sue capacità e il suo stato di salute generale.

Presso il nostro Istituto per persone amputate, Rehabile, ci impegniamo a escludere percorsi standardizzati, che potrebbero risultare inefficaci o inadeguati. Infatti ogni paziente è unico e merita un programma riabilitativo che tenga conto delle sue specifiche esigenze e potenzialità, il che richiede un lavoro di equipe tra specialisti che valutano attentamente ogni caso.

Un’altra domanda che sorge spesso riguarda la riabilitazione di coloro che erano atleti prima dell’amputazione: è diversa rispetto a quella di chi non pratica sport? A questo proposito, nel seguente articolo approfondiremo questa tematica, avvalendoci anche dell’esperienza e delle competenze del Dott. Marco Traballesi, Medico Fisiatra e coordinatore dell’equipe di specialisti di Rehabile. 

Riabilitazione post amputazione per atleti: ci sono differenze rispetto a quella per i non sportivi?

Il Dott. Traballesi ci ha illustrato come, dal punto di vista riabilitativo, non esista una sostanziale differenza nel percorso tra pazienti amputati che desiderano tornare a praticare sport e quelli che non lo fanno. A tal proposito, il dottore ha chiarito che gli amputati che, dopo l’intervento, riprendono un’attività sportiva sono generalmente persone che già praticavano sport prima dell’amputazione. Si tratta per la maggior parte di soggetti giovani e appassionati di una specifica disciplina sportiva, per i quali lo sport ha sempre rappresentato una parte fondamentale della loro vita.

Il Dott. Traballesi ha inoltre spiegato che l’uso della protesi nello sport è limitato a determinate discipline. Ad esempio, se prima dell’amputazione un paziente praticava nuoto o basket, l’utilizzo della protesi in queste attività risulta meno rilevante. Al contrario, le protesi sportive sono principalmente concepite per attività come l’atletica leggera, che comprende salto in lungo, salto in alto e la corsa. In questo contesto, il percorso dell’atleta amputato non differisce da quello di un atleta non amputato: una volta equipaggiato con protesi specifiche per la corsa o altre discipline, il soggetto segue un regime di allenamento identico a quello di un atleta sano che si prepara a una competizione.

Esistono molte discipline sportive accessibili agli amputati, come il tennis tavolo, il tiro con l’arco o il nuoto, ma l’utilizzo delle protesi si concentra soprattutto sull’atletica leggera, restringendo il campo d’azione a questa categoria di sport.

In risposta alla domanda iniziale, il Dott. Traballesi ha ribadito che non esiste una riabilitazione differente per coloro che praticano sport rispetto a coloro che non lo fanno. La riabilitazione è finalizzata all’uso funzionale della protesi nella vita quotidiana. Il passo successivo per i pazienti che desiderano tornare a praticare uno sport non si chiama più riabilitazione, ma allenamento, e segue le stesse modalità previste per un atleta normodotato.

Come avviene l’adattamento alla protesi sportiva?

L’adattamento alla protesi sportiva avviene in modo progressivo e richiede un approccio personalizzato, poiché ogni paziente ha esigenze e capacità differenti a seconda del tipo di amputazione e dell’attività sportiva scelta. Come accennato in precedenza, esistono molte discipline sportive, specialmente nell’atletica leggera, che possono essere praticate da pazienti amputati grazie all’uso di protesi sportive specifiche, progettate per migliorare la performance atletica.

Il Dott. Traballesi spiega che il paziente, dopo aver completato un percorso riabilitativo iniziale volto al recupero della deambulazione nel caso di amputazione di arto inferiore, o al ritorno alle normali attività quotidiane nel caso di amputazione di arto superiore, ha già acquisito una familiarità con l’uso della protesi nella vita di tutti i giorni. Il paziente ha imparato a utilizzare la protesi per lunghi periodi durante la giornata, affrontando varie sfide fisiche e pratiche legate alla vita quotidiana. Questo rappresenta un importante punto di partenza per il successivo adattamento alla protesi sportiva.

La domanda che sorge spontanea è: come si svolge esattamente l’adattamento alla protesi sportiva? Anche se il paziente è già un utilizzatore esperto di protesi, l’utilizzo di una protesi sportiva richiede un periodo di apprendimento e allenamento specifico. È fondamentale che l’amputato comprenda le peculiarità della protesi sportiva.

Nonostante il paziente abbia già completato il percorso riabilitativo di base, che comprende il rafforzamento muscolare, il miglioramento dell’equilibrio, e l’acquisizione del controllo motorio, l’adattamento alla protesi sportiva prevede un allenamento mirato. Questo processo comprende esercizi specifici per migliorare il controllo della protesi.

Quindi, il percorso di adattamento alla protesi sportiva, pur basandosi su competenze già acquisite, richiede un impegno ulteriore per comprendere appieno le caratteristiche della nuova protesi e per allenarsi a sfruttare al meglio le potenzialità.

L’importanza di un allenamento mirato e di un supporto psicologico

L’importanza di un allenamento mirato e di un supporto psicologico nel percorso di riabilitazione post amputazione di un atleta è cruciale per favorire un recupero efficace.

L’allenamento fisico, personalizzato in base alle esigenze dell’individuo, aiuta a migliorare la forza, l’equilibrio e la mobilità, preparando il corpo all’uso di protesi e alla ripresa delle attività sportive.

Allo stesso tempo, il supporto psicologico è fondamentale per affrontare l’impatto emotivo dell’amputazione, promuovendo la motivazione. Solo attraverso un approccio olistico che integri corpo e mente, l’atleta può recuperare appieno le proprie capacità fisiche e mentali.



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