Qual è il nesso tra le malattie vascolari e l’amputazione di arto inferiore

Le malattie vascolari rappresentano una serie di disturbi che interessano i vasi sanguigni del nostro corpo, creando un impatto significativo sulla salute generale e sul benessere. In particolare, esaminare il nesso tra queste patologie e l’amputazione rivela un aspetto cruciale della salute cardiovascolare che merita particolare attenzione.

Nel seguente articolo analizzeremo da vicino le cause sottostanti delle malattie vascolari, gli effetti devastanti che possono avere sul sistema circolatorio e come tali condizioni possono portare a situazioni estreme come l’amputazione di uno o più arti

Malattie vascolari: quali sono?

Le vasculopatie periferiche consistono in un disturbo della circolazione. Con vasculopatia si intende la comparsa di alterazioni a carattere occlusivo/trombotico a livello vascolare (vene e arterie). 

Le vasculopatie arteriose  sono prevalentemente conseguenza dell’aterosclerosi, per formazione di una placca aterosclerotica o di un accumulo di grasso che  restringe il calibro (il lume) delle arterie periferiche. Il vaso sanguigno compromesso limita il passaggio di sangue e ossigeno. Con l’avanzare dell’ostruzione il lume del vaso sanguigno si restringe, il sangue passa sempre meno, e compare dolore, formicolio, cambiamenti del colore della pelle e anche infezioni.  L’alterata funzione delle strutture vascolari (venose, arteriose, linfatiche) o nervose determina danni ischemici ai tessuti e si possono formare ulcere cutanee.

Fattori di rischio e incidenza delle amputazioni  

La presenza di malattie come il diabete e l’ipertensione o disturbi come le iperlipidemie facilitano lo sviluppo di malattie vascolari, così come l’obesità, la mancanza di attività fisica, il fumo, (fattore di rischio più importante) e la storia di malattie cardiache.

Tra i fattori di rischio per l’amputazione dell’arto inferiore figura anche una pregressa amputazione. Ciò è vero sia per il rischio di amputazione controlaterale in un paziente già sottoposto ad un’amputazione di gamba sia di coscia monolaterale, sia per una pregressa amputazione minore dell’arto. Ciò è dovuto all’eziologia multifattoriale della prima amputazione (peso del paziente, compliance, neuropatia, arteriopatia periferica), che generalmente coinvolge entrambi gli arti inferiori, oltre che ai fattori meccanici lesivi per l’arto superstite, comprese le variazioni della distribuzione del peso a seguito di un’amputazione, minore o maggiore, dell’arto. 

Oggi, le amputazioni degli arti nell’80% dei casi avvengono a causa di complicanze dell’arteriopatia obliterante aterosclerotica o diabetica. La malattia vascolare colpisce molto più frequentemente il sesso maschile e l’amputazione viene eseguita, di solito, dopo i 60 anni di età.

Dal 50% al 60% dei pazienti sottoposti ad amputazione di un arto sono affetti da diabete e circa il 20% dei soggetti diabetici sarà sottoposto, nel corso della vita, ad amputazione dell’arto inferiore. Il 65% dei soggetti amputati fuma e il 100% ha fumato per molti anni nel corso della vita. 

Un’altra malattia molto comune tra i pazienti sottoposti ad amputazione degli arti inferiori è la malattia aterosclerotica delle arterie coronarie, presente in circa il 50% dei casi, con un terzo dei pazienti che ha avuto un pregresso infarto del miocardio. Inoltre, il 40% dei pazienti amputati è stato sottoposto a numerosi interventi di rivascolarizzazione degli arti inferiori.

Quando l’ischemia porta all’amputazione?

L’insorgenza di un’ischemia acuta di un arto inferiore è spesso di difficile trattamento, tanto che tra il 20% e il 70% dei pazienti che si presentano con questo quadro andranno incontro all’amputazione, a causa della mancanza del tempo necessario per ricorrere alle cure di un centro specialistico di chirurgia vascolare.

I pazienti affetti da una grave ischemia cronica dell’arto con necrosi e/o ulcere, hanno un rischio maggiore di amputazione rispetto a quelli che lamentano solo dolore a riposo. È stato da molti ipotizzato che i pazienti con ischemia cronica degli arti, che alla fine vengono sottoposti ad un’amputazione di coscia, abbiano una storia di graduale progressione sintomatica. I dati disponibili indicherebbero, però, che questa è l’eccezione piuttosto che la regola.

La maggior parte dei pazienti sottoposti ad amputazione maggiore dell’arto passa direttamente da una condizione asintomatica al dolore a riposo o alla necrosi, a causa di uno dei seguenti meccanismi: 

1) un grave evento acuto (infarto o insufficienza cardiaca, ictus, fratture, ecc.) che porta ad una significativa riduzione dello stato funzionale cardiopolmonare e, quindi, ad una minaccia per l’arto dovuta sia alla riduzione della portata cardiaca sia alla necrosi da pressione in un’area con preesistente scarsa circolazione periferica;

2) traumi minori in un arto scarsamente perfuso;

3) occlusione di un’importante arteria collaterale

I pazienti del primo gruppo hanno importanti problemi generali che sono in parte responsabili dell’amputazione per ischemia cronica grave e vanno incontro con maggiori probabilità ad una ridotta autonomia funzionale e/o sopravvivenza dopo l’amputazione. I pazienti del secondo e del terzo gruppo possono trarre beneficio da un intervento precoce con potenziale salvataggio dell’arto, o almeno del ginocchio, ed eventuale protesizzazione. 

Nei pazienti vasculopatici, la scelta del livello di amputazione deve tenere in conto diversi fattori. Questi includono il potenziale riabilitativo del paziente, il grado della patologia di base, i criteri oggettivi per la possibile guarigione della cute ai vari livelli di amputazione e il giudizio clinico e intraoperatorio.

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