Quali sono i principali obiettivi della riabilitazione per i pazienti con amputazione di arto inferiore?

La riabilitazione per i pazienti che hanno subito l’amputazione di un arto inferiore è un processo articolato e di grande importanza, volto a favorire non solo il recupero fisico, ma anche l’adattamento psicologico e sociale. L’amputazione, infatti, non rappresenta soltanto una perdita fisica, ma comporta una profonda trasformazione nella vita della persona, influenzando la capacità di movimento, l’autonomia e la percezione di sé. 

La riabilitazione assume un ruolo centrale nell’accompagnare il paziente lungo un percorso di adattamento e recupero, con l’obiettivo non solo di favorire il reinserimento sociale e lavorativo, ma anche di promuovere la capacità di affrontare la nuova condizione fisica con consapevolezza e resilienza.

In questo contesto, la riabilitazione si propone obiettivi fondamentali che spaziano dal recupero delle funzionalità motorie alla riduzione del dolore, fino all’addestramento all’uso delle protesi e all’apprendimento dello schema del passo. Ogni paziente vive un percorso unico, influenzato dalle sue condizioni cliniche e personali, ma i principi su cui si fonda il processo di riabilitazione mirano a un recupero o mantenimento delle capacità funzionali, il miglioramento della postura e dell’equilibrio, nonché a promuovere un’autonomia ottimale nella vita di tutti i giorni. 

Questo articolo, grazie al contributo del Dott. Traballesi, esplorerà i principali obiettivi del percorso riabilitativo per i pazienti con amputazione di arto inferiore.

Il primo obiettivo della riabilitazione post-amputazione: l’autonomia

Il primo obiettivo della riabilitazione post-amputazione è il raggiungimento dell’autonomia del paziente, un concetto che va ben oltre la semplice consegna di una protesi.

Restituire autonomia significa insegnare al paziente a sfruttare al massimo le sue capacità residue, anche in situazioni in cui non è possibile appoggiarsi o utilizzare un arto superiore. Come sottolinea il Dott. Traballesi, quando si tratta di un’amputazione di arto inferiore, è essenziale che il paziente impari a compiere gesti posturali fondamentali, come stare in piedi su una sola gamba, passare dalla sedia alla carrozzina, girarsi nel letto e svolgere tutte quelle attività che possono essere fatte con l’uso di un solo arto. Questi esercizi sono cruciali per mantenere l’arto sano in buone condizioni fisiche, evitando l’insorgenza di ipotrofia muscolare e ipofunzione, che potrebbero verificarsi in caso di mancato utilizzo. Inoltre, imparare a mantenere l’equilibrio in questa fase è fondamentale, poiché costituirà la base per il progresso delle fasi successive della riabilitazione.

Lo stesso principio si applica in caso di amputazione di un arto superiore. La mancanza di un arto compromette naturalmente molte funzioni quotidiane, ma se un arto sano è ancora presente, è importante insegnare al paziente a utilizzarlo al massimo delle sue capacità.

Prima di passare alla fase successiva, che prevede l’utilizzo di una protesi, il paziente deve imparare a gestire le sue attività quotidiane con l’arto residuo. Questo approccio non solo favorisce l’indipendenza e migliora la qualità della vita, ma prepara anche il paziente ad affrontare con maggiore sicurezza e consapevolezza le future fasi della riabilitazione. L’obiettivo, dunque, è un recupero progressivo e completo delle capacità motorie e funzionali, che tenga conto tanto della preservazione dell’arto sano quanto dell’integrazione della protesi come supporto nelle attività di vita quotidiana.

Il secondo obiettivo della riabilitazione post-amputazione: scelta della protesi

Successivamente al raggiungimento del primo obiettivo nella riabilitazione post-amputazione, che rappresenta una fase di preparazione, si procede parallelamente a una valutazione approfondita delle capacità fisiche e cognitive del paziente. Questa fase iniziale è fondamentale per delineare il percorso di riabilitazione e le possibili scelte protesiche.

In particolare, quando si tratta di un’amputazione di un arto inferiore, è essenziale che il paziente sia in grado di mantenere l’equilibrio e rimanere in piedi. Fino a quando non si raggiunge questo traguardo, la realizzazione e l’applicazione di una protesi risultano premature. Il focus primario, infatti, è un lavoro mirato al recupero delle funzionalità motorie: rafforzamento muscolare, riacquisizione dell’equilibrio, e la capacità di sostenersi sulle parallele o in posizione monopodalica. Solo dopo aver raggiunto questi obiettivi, l’équipe medica può comprendere con maggiore precisione non solo le abilità fisiche del paziente, ma anche la sua capacità di concentrazione e gestione di una protesi, fattori determinanti per la scelta del dispositivo più adatto.

A questo punto, si entra nella seconda fase del percorso riabilitativo, quella in cui si decide quale tipo di protesi realizzare. Questa scelta non è casuale, ma richiede un’analisi accurata e personalizzata delle esigenze e delle capacità del paziente. Il Dott. Traballesi spiega che esistono due principali opzioni per la protesi di un arto inferiore: quella con ginocchio dinamico e quella con ginocchio statico. La differenza fondamentale tra i due modelli riguarda la mobilità: il ginocchio dinamico consente un movimento naturale del ginocchio durante la deambulazione, mentre quello statico mantiene il ginocchio bloccato, offrendo una maggiore stabilità.

La scelta tra queste due protesi dipende strettamente dal livello di sicurezza e dalla confidenza del paziente nel gestire il proprio equilibrio. Nelle prime fasi della riabilitazione, o quando il paziente non ha ancora acquisito piena padronanza dei movimenti, si tende a preferire la protesi con ginocchio statico, che garantisce una maggiore stabilità. Quando invece il paziente dimostra una buona capacità di controllo e sicurezza nella deambulazione, si passa all’uso del ginocchio dinamico, che permette un movimento più naturale e fluido. In ogni caso, la scelta finale avviene sempre in base alla valutazione globale del paziente, tenendo conto sia delle sue condizioni fisiche sia delle sue capacità di adattamento alla nuova realtà protesica.

Il terzo obiettivo della riabilitazione post-amputazione: lo schema del passo

Una volta conclusa la realizzazione della protesi e consegnata al paziente, si avvia la terza fase della riabilitazione post-amputazione, che rappresenta uno degli obiettivi più cruciali: il recupero della capacità di camminare in modo autonomo e sicuro.

La prima tappa di questa fase consiste nell’insegnare al paziente lo schema del passo. Questo implica il trasferimento corretto del peso del corpo, poiché durante la camminata una gamba è sempre in appoggio mentre l’altra oscilla. Tale meccanismo, che può sembrare istintivo per chi non ha subito un’amputazione, deve essere appreso nuovamente da chi si sta adattando all’uso di una protesi. Il paziente impara così a percepire e gestire il bilanciamento del proprio corpo durante il movimento.

Successivamente, si procede con l’insegnamento vero e proprio della camminata. Inizialmente, il paziente viene fatto camminare all’interno delle parallele, un ambiente protetto e sicuro che gli permette di acquisire fiducia nei propri mezzi e familiarizzare con la nuova protesi. Una volta che ha sviluppato una certa sicurezza e stabilità, si passa a esercizi su terreni più irregolari e meno stabili, utilizzando un deambulatore per fornire ulteriore supporto. In questa fase, la supervisione costante del terapista è fondamentale per garantire la sicurezza e correggere eventuali errori posturali o di movimento.

Man mano che il paziente acquisisce competenze e fiducia, gli ausili per la deambulazione vengono progressivamente ridotti. Si passa da strumenti più ingombranti, come il deambulatore, a dispositivi più leggeri, quali bastoni o stampelle canadesi. In molti casi, l’obiettivo finale è che il paziente riesca a camminare senza il bisogno di alcun supporto, raggiungendo una piena autonomia nella deambulazione. Questo risultato rappresenta il culmine del percorso di riabilitazione, restituendo al paziente una qualità di vita significativamente migliorata.

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