Affrontare l’amputazione di un arto è un’esperienza profondamente complessa che colpisce non solo il paziente, ma anche la sua famiglia. Subito dopo aver affrontato l’amputazione, il paziente e le persone che gli sono vicine vivono un momento di spaesamento, sono numerose le domande che ci si pone e non sempre è così facile trovare una risposta.
Per il paziente amputato, il cammino verso la riabilitazione è un viaggio impegnativo che richiede resilienza, adattamento e il supporto costante di professionisti della salute e della famiglia.
Infatti, allo stesso tempo, anche i familiari e i caregiver svolgono un ruolo cruciale in questo percorso. Essi devono adattarsi a una nuova realtà, imparare a offrire il supporto adeguato e, talvolta, affrontare essi stessi sentimenti di dolore, ansia e incertezza. La riabilitazione non riguarda solo il recupero fisico del paziente, ma coinvolge anche la costruzione di una nuova normalità, in cui la qualità della vita e l’autonomia della persona amputata vengono massimizzate.
Il percorso verso la riabilitazione richiede un approccio multidisciplinare che comprende l’aspetto fisico, psicologico ed emotivo. La sfida principale è imparare a vivere con una nuova realtà, adattandosi ai cambiamenti e mantenendo una prospettiva positiva. In questo articolo, esploreremo una serie di consigli pratici e il supporto specialistico destinati ai pazienti appena amputati e ai loro cari.
Qual è la differenza tra pazienti traumatici e pazienti vascolari?
Prima di entrare nel vivo dell’articolo, è essenziale fare una distinzione fondamentale tra i pazienti vascolari e i pazienti traumatici.
I pazienti vascolari sono la categoria più numerosa e arrivano all’amputazione dopo un lungo periodo di immobilità. Questo processo inizia con ulcere e ferite che limitano progressivamente la mobilità, costringendo i pazienti a letto o in carrozzina. Vivono così un graduale declino delle loro condizioni fisiche e affrontano con difficoltà la dipendenza da familiari, caregiver e altre figure di supporto.
Quando si arriva all’amputazione, la maggior parte dei pazienti vascolari vive questo evento come una catastrofe. Soprattutto gli anziani vedono l’amputazione come l’inizio della fine, un passo verso l’istituzionalizzazione o la reclusione in casa. È compito degli specialisti far comprendere loro che questa visione è errata. Oggi la tecnologia offre una vasta gamma di soluzioni e, con un’adeguata fisioterapia e protesi, i pazienti possono recuperare una significativa autonomia e qualità di vita.
Al contrario, i pazienti traumatici subiscono amputazioni a seguito di incidenti o eventi improvvisi e violenti. Questo porta a un impatto psicologico diverso rispetto ai pazienti vascolari, in quanto l’amputazione avviene in modo repentino, senza il lungo declino precedente. La riabilitazione dei pazienti traumatici spesso richiede un approccio focalizzato sul trauma emotivo e sul recupero funzionale rapido, mentre per i pazienti vascolari è cruciale anche il recupero della mobilità e dell’autonomia graduale.
Quindi la principale differenza tra pazienti vascolari e traumatici risiede nelle cause e nel percorso che li porta all’amputazione, influenzando profondamente l’approccio terapeutico e riabilitativo necessario per ciascuno di essi.
Riabilitazione post-amputazione: suggerimenti per pazienti e famiglie
Compresa la sostanziale differenza tra pazienti vascolari e pazienti traumatici, sorge spontaneo chiedersi quali consigli o suggerimenti possano essere utili sia per i pazienti che per i loro familiari per affrontare in modo ottimale il necessario processo di riabilitazione.
Un punto cruciale da affrontare è che l’amputazione rappresenta una deformità acquisita del corpo, spesso difficile da accettare per il paziente e la sua famiglia. È necessario lavorare sin da subito per evitare il rifiuto psicologico. I migliori risultati si ottengono con un lavoro di squadra, che non coinvolge solo il personale sanitario come fisiatri e fisioterapisti, ma anche il paziente, la sua famiglia e i caregiver.
Il Dott. Traballesi, medico fisiatra e coordinatore presso l’Istituto di riabilitazione per persone amputate, Rehabile, sottolinea l’importanza di creare una squadra solida e di essere convinti che possano esserci risultati positivi. È fondamentale non partire demotivati, ma soprattutto informarsi adeguatamente su dove andare e dove fare la protesi, scegliendo con attenzione chi seguirà il paziente nel percorso di riabilitazione.
La fase di selezione delle strutture e dei professionisti è particolarmente complessa e richiede attenzione e impegno. È essenziale ricercare centri di riabilitazione specializzati e professionisti qualificati che possano fornire il giusto supporto tecnico e psicologico.
La collaborazione e la comunicazione costante con il team di riabilitazione possono facilitare l’adattamento alla nuova condizione, migliorando la qualità della vita e aumentando le possibilità di recupero funzionale. È inoltre consigliabile unirsi a gruppi di supporto dove condividere esperienze e trovare conforto e motivazione da parte di altre persone che affrontano situazioni simili.
Questa fase iniziale di orientamento e scelta è solo l’inizio di un percorso complesso, ma anche colmo di soddisfazioni. Gli ostacoli e le difficoltà che possono sorgere durante il cammino di riabilitazione saranno trattati più approfonditamente nel prossimo paragrafo.
Quali sono gli ostacoli che un paziente e la sua famiglia potrebbero trovarsi ad affrontare?
Come accennato in precedenza, nel percorso post amputazione si possono incontrare diverse sfide e ostacoli, e la consapevolezza di questi momenti è fondamentale per affrontarli al meglio.
Il Dott. Traballesi, oltre a fornire una serie di suggerimenti utili ai pazienti e alle famiglie che stanno per iniziare o hanno già avviato un percorso di riabilitazione, ha parlato anche di vari ostacoli comuni durante questo periodo.
Tra gli ostacoli più frequenti, ha evidenziato la difficoltà nel decidere da chi farsi seguire durante la riabilitazione e a chi affidarsi per la realizzazione della protesi. Questa scelta risulta complessa, poiché vi sono pochi centri specializzati e pochi medici dedicati specificamente alla riabilitazione per pazienti amputati. Spesso, inoltre, si incontrano situazioni puramente commerciali in cui le officine che realizzano le protesi non dispongono di équipe specialistiche in grado di creare protesi adeguate. Protesi malfatte possono causare dolore al paziente, rendendole inutilizzabili e peggiorando ulteriormente la situazione. Questo può aumentare il rischio di depressione e ostacolare il percorso di riabilitazione necessario per recuperare una vita autonoma.
Sul territorio romano nasce Rehabile proprio per supportare tutti coloro che non si arrendono all’idea di non farcela. Rehabile, grazie a convenzioni con alloggi vicini alla struttura, si pone come punto di riferimento per tutto il territorio nazionale.